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stevens-poesiemassimo-bacigalupo-poesiaeconoscenza Un grande evento: sono uscite nei Meridiani Mondadori Tutte le poesie di Wallace Stevens tradotte e curate da Massimo Bacigalupo. Bacigalupo è un prezioso collaboratore di Poesia e Conoscenza, ci ha fatto avere un documento eccezionale: il suo carteggio con la compianta Elena Salibra (vedi Dossier n. 1) riguardante questa traduzione che contiene anche una poesia della Salibra su Stevens – Leggendo Stevens (PDF) – tradotta in inglese dallo stesso Bacigalupo.

Leggendo Stevens con Elena Salibra a cura di Massimo Bacigalupo Con Elena Salibra ho condiviso molti momenti della preparazione e revisione del Meridiano di Wallace Stevens, che purtroppo non ha potuto vedere (è uscito nel giugno 2015 col titolo Tutte le poesie). Questi nostri scambi gettano luce sulla sua passione e attenzione per Stevens e sulla nascita della poesia che gli ha dedicato (Leggendo Stevens). I lettori non avranno difficoltà a reperire nelle pagine del Meridiano i testi di cui discutiamo e così potranno toccare con mano cosa vuol dire avventurarsi in quel lucido labirinto. (M.B.)

13 novembre 2013 Caro Massimo,

Nel  tuo Stevens ([Il mondo come meditazione] Guanda) a p. 26 v. 8, non mi risulta chiara la traduzione, ma forse è solo una questione di virgole. [Angelo circondato da Paysans: “But, of my being, and its knowing, part”/“Ma del mio essere e del suo conoscere, parti”], io le toglierei tutte sia in inglese che in italiano e così ogni oscurità scomparirebbe. si tratta solo di un’inversione sintattica. … un carissimo saluto elena

31 dicembre 2013 Caro Massimo,

ti mando come augurio una poesia di Sereni:

I versi

Se ne scrivono ancora.
Si pensa ad essi mentendo ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri
l’ultima sera dell’anno.
Se ne scrivono solo in negativo
dentro un nero di anni
come pagando un fastidioso debito
che era vecchio di anni.
No, non era più felice l’esercizio.
Ridono alcuni: tu scrivevi per l’arte.
Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.
Si fanno versi per scrollare un peso
e passare al seguente. Ma c’è sempre
qualche peso di troppo, non c’è mai
alcun verso che basti
se domani tu stesso te ne scordi.
un abbraccio in questa coda d’anno …

2 gennaio 2014 [Massimo a Elena]

In this identity, disembodiments Still keep occurring. What is, uncertainly, Desire prolongs its adventure to create Forms of farewell, furtive among green ferns.
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In questa identità, gli scorporamenti
ancora accadono.
Ciò che è incerto
desiderio prolunga la sua avventura per creare
forme di addio, furtive fra felci verdi.

Va meglio? “Forms of Farewell” è poi divenuto il titolo di un libro di Sandra Gilbert sull’elegia. Con la traduzione sono a buon punto. Magari ti allego il file della nuova traduzione della Serata ordinaria… L’aveva già tradotta Fusini nel volume Aurore d’autunno (Garzanti) ma alla Mondadori mi hanno chiesto di rifarla. Il che naturalmente è un bell’impegno. Se vuoi posso fotocopiarti l’originale. Immagino in Biblioteca a Pisa trovi facilmente Stevens Collected Poems. Dunque ti allego il file. Il poema (va bene secondo te usare questo termine?) è a suo modo ripetitivo e defatigante, ma si capisce la sua potenza. Tieni presente che non ho ancora riletto il commento… Per le ultime quattro sezioni vedi Harmonium (ma devo ricopiarle e rivederle). Grato di ogni osservazione. Buon viaggio cara. Noi dovremmo andare due giorni a Bardonecchia. Un abbraccio, Massimo

2 gennaio 2014 Caro Massimo,

scusami se non ho risposto a questa mail. “incerto desiderio” va molto meglio, in italiano l’avverbio non rende. leggerò le tue traduzioni per distrarmi e arricchirmi. grazie buonanotte elena

2 gennaio 2014 [Massimo a Elena]

Ho messo anche le ultime sezioni riviste. Fusini traduce “Una serata qualunque”. “Ordinaria” mi pare meglio. Non è certo qualunque, è “normale” (che potrebbe anche andare…) Così inizia l’anno!

2 gennaio 2014 [Elena a Massimo]

Certo che va meglio “ordinaria”, “qualunque” non ha senso nella logica del testo e l’ordinarietà che dà forza alla filosofia del poema, perché di un poema diviso in sezioni si tratta.

8 gennaio 2014 Caro Massimo,

ho letto alcune parti delle tue traduzioni di Una serata ordinaria a New Haven. ecco alcune notazioni, prendile per quello che possono valere, non sono una specialista. In alcuni casi mi sembra che la prima versione era migliore. Alcune volte mi sembra che una traduzione meno letterale renda meglio in italiano. I : nella strofe V metterei “molto” invece che “abbastanza. Non mi piace “che scende e sale scrosciando”; forse potrebbe essere “che penetra e si solleva”. nella strofe 6 “le fette” non si capisce, forse bisognerebbe specificare “di carne”. Ultimo verso: un grande petto e un viso barbuto, vivo di vecchiaia. IV: I strofe non mi piace “selvatichezza”; forse “di natura selvaggia”, Dopo “come” toglierei i due punti (ma non ho la versione inglese). toglierei le virgole tra “era” e “digrignanti”. II strofe: invece di “necessitano” “di cui hanno bisogno”. III strofe “pacificati” invece di “quietati” oppure “acquietati”. V: IV strofe “nell’occhio non raffinato”. XI: III strofe “Escogita” invece di “Costruisce”. IV strofe “vanno col passante che leggero vi passa”. V strofe: non mi piace “maneggio” anche se vuoi rendere la catena allitterante in “m”. metterei “lavorio”. Ultima strofe: “nella” e non “alla”. XII: I strofe “parte della res in sé non intorno a sé” III strofe: “cose intorno” V strofe: “che girano e si allontanano” non “che vanno” “alle presenze dei pensieri” VI strofe: “in un disordine informale” non “sparsi in disordine” “dicessero che ” XIII. ultima strofe “udire con durezza” e non “udire duro”. XVI: II strofe “scricchiolando” meglio di “cigolando” IV strofe: “Geme vecchio” V strofe “il più commovente viso” e non “il più penoso” XXII: II strofe “per lo stesso esterno” e non “dello …” “cose senza fiato” III strofe “e di anticipo” e non “di precocità” “di freddo e di anticipo”. Ultima strofe: “ricerca un possibile per la sua possibilità”. XXVIII: I strofe “il coltello a lama lunga” “e le misericordie di lei” invece che “e le di lei …”. XXX: I strofe “L’ultima foglia che stava per cadere è caduta” (anche se non è letterale). III strofe “uno scoprirsi” invece che “un esporre”. “un halt” invece che “una sosta” ultima strofe: “in cui cent’occhi, in un’unica mente, si aprono in na volta sola”. XXXI: I strofe “rimbombare pesante” non mi piace “scintille da sottigliezza a sottile sottigliezza”. Aspetto di fare un piccolo intervento alla testa per capire di cosa si tratta. forse è un nodulo benigno. Un carissimo saluto

8 gennaio 2014 Carissima,

grazie delle annotazioni preziose e in bocca al lupo per l’intervento. Siamo stati due giorni a Bardonecchia in mezzo a una neve molto soffice e scintillante. Stevens parla di “Adirondack glittering” in Cose d’agosto che ho tradotto proprio mentre ero lì. (Adirondacks sono dei monti.) Te lo mando perché so che ami l’estate, magari mi dai qualche consiglio. Un abbraccio affettuoso, Massimo

8 gennaio 2014 domani mi procuro i Collected Poems e guardo le traduzioni. ciao e

10 gennaio 2014 Caro Massimo,

mi è piaciuta molto la tua traduzione di Cose d’agosto e anche il commento. Solo qualche piccola cosa che sicuramente non ho capito io: In I strofe 3 “le sue risposte a stati mentali” attitudini non mi piace. strofe 3 “incontra nuda un’altra voce nuda” In II strofe 5 “l’uovo della terra”. strofe 6 “libertà” non “licenza”. In III strofe 1 “rapito nel vento” estatico non mi piace. strofe 4 “un odore” In VI strofe 1 “vuoto” “vacuo” non mi piace. strofe 3 non capisco “da alluminio accartocciato a crespo cromato” In VIII come mai hai diviso così le strofe? Nel testo originale sono due strofe. In X strofe 1 “I mattini crescono silenziosi” non “I significati”. Oggi sto meglio. Un carissimo saluto elena

12 gennaio 2014 [Massimo a Elena] Che ne dici? (Collected Poems 462). E’ troppo forzata la rima in fondo? E’ coeva a “Una serata ordinaria” e pensa che apparve su “Botteghe Oscure” (4, 1949) con una traduzione di Salvatore Rosati che sarebbe interessante reperire in Normale. Nipote o nipotino? M.

LE DOMANDE SONO AFFERMAZIONI
Nell’erba d’estate viene il verde germoglio perché.
Il sole duole e declina e poi risponde ehilà
sulll’orizzonte fra adulte fanciullaggini.
Il suo fuoco non perfora la visione che lo contempla,
non riesce a distruggere le accettazioni antiche,
salvo che il nipote lo vede per quel che è,
Peter il veggente, che dice “Mamma, quello cos’è?” –
l’oggetto che sorge con tanta retorica,
ma non per lui. La sua domanda è completa.
E’ la domanda di ciò che lui è capace.
E’ l’estremo, l’esperto di anni due.
Mai cavalcherà il cavallo rosso che lei descrive.
La sua domanda è completa perché contiene
la sua dichiarazione assoluta. E’ la sua esibizione,
mascherata, corteo ed esposizione,
quanto permette il nulla… Ascoltatelo.
Non dice: “Mamma, mammina, chi sei tu”,
come i vecchi sonnolenti, infanti, fanno per lo più.
oppure:
Non dice: “Mamma, mammina mia, chi sei”,
come fanno i vecchi infantili e sonnolenti.
Commento:

Le domande sono affermazioni

1949. Davanti allo spettacolo ripetitivo della natura che non riesce a destare una visione fresca, “Peter il veggente” pone una domanda assoluta alla madre, a proposito del sole: “Quello cos’è”. Per lui nulla è risaputo, ed egli non si interroga sulla personalità della madre ma sulla stessa realtà. Peter Reed Hanchak era nato il 26 aprile 1947, ed era assai caro al nonno S. to pierce the vision: “Dopo un mese di pioggia le rose di mia moglie sembrano penetrantemente chiare [piercingly bright]. Sono uscito ieri sera per guardarle e mentre penetrante [piercing] è la parola giusta, era dopo tutto una sensazione molto piccola per farne dipendere tanto” (L 602, 22 giugno 1949).

13 gennaio 2014 Caro Massimo,

ieri non andava la rete. Metterei “nipotino”. La rima in fondo non mi sembra forzata perché riprende la rima del testo originale e dunque la volontà dell’autore. Nella strofe 4 “di ciò che lui è capace” non mi sembra che vada in italiano: direi “di ciò di cui lui è capace” oppure “di ciò che lui è capace di fare”. Farò la ricerca in Normale appena posso della traduzione di Rosati. Molto delicata la poesia che vuole rendere quell’età delle domande che sono affermazioni proprie dei bambini di due anni. ciao buon lunedì elena

14 gennaio 2014 Caro massimo,

volevo dirti che “weed” indica “erba selvatica” “infestante” e forse il poeta vuole mettere in evidenza l’antitesi con “green sprout”, “il verde germoglio”. Nella traduzione va messo in evidenza. ciao, buonanotte elena

15 gennaio 2014 Cara Elena,

certo ero consapevole del senso di weed. Però erbaccia è un po’ molto negativo. Forse “erba selvatica”. I tuoi appunti sulla Serata ordinaria sono stati di grande stimolo.  A volte li ho seguiti alla lettera, più spesso ho riscritto ampiamente. Ancora non ho guardato i suggerimenti per Things of August. C’è ancora tanto da fare. Flickings from finikin to fine finikin Che ne dici di Guizzi di ghiribizzo in ghiribizzo Il “Wallace Stevens Journal” ospita d’ogni tanto delle brevi poesie di tema stevensiano, in inglese. Qualche anno fa Tonino Milite ne scrisse una, io la tradussi e loro la pubblicarono. Se ti nascesse qualche verso da questi nostri scambi possiamo vedere se tradurlo e proporlo… Buon sole, Massimo

15 gennaio 2014 Caro Massimo,

“guizzi di ghiribizzo in ghiribizzo” mi piace anche per la resa fonica. certo che eri consapevole del senso di “weed”, anzi scusami ma volevo sottolineare l’antitesi. forse “weed” è anche “gramigna”. … penserò a dei versi stevensiani … vediamo ciao

17 gennaio 2014 Caro Massimo,

ho pensato a una poesiola dal titolo “leggendo Stevens” che forse ti manderò. … un abbraccio

18 gennaio 2014 Cara Elena,

grazie dell’annuncio del dono della poesia. Già il titolo promette. Un nostro amico si è innamorato di Isaiah Berlin (che conoscevo bene) e sta scrivendo un libro intitolato “Due estati con Berlin”. Io dovrei anche scrivere “Due anni con Stevens”. Auguri per il ricovero e per il dopo. Massimo

21 gennaio 2014 Caro Massimo

scriverò anch’io la mia serie ospedaliera? Intanto ti mando “leggendo stevens”. dimmi se ti piace. ciao

21 gennaio 2014 Molto bella. Non sarà facile da tradurre ma ci proverò. Buona notte

29 gennaio 2014 Caro Massimo,

ti mando l’ultima versione di “leggendo stevens”. Il terz’ultimo verso è cambiato su suggerimento di Marco Santagata perché la catena allitterante era troppo forte “di colorati velieri” e non “di versicolori velieri”. Gli è piaciuta molto la tua traduzione. La poesia è inserita in una sezione di otto testi che si intitola  “cosette ospedaliere”.
leggendo stevens
calpestavamo la gramigna estiva
dietro la casa mentre esplodevano
nuovi germogli oltre la barriera d’alloro.
il sole era alto già quando la piccola
elena di anni due s’accostò alla panchina
per chiedermi cos’era quel tondo di fuoco
in mezzo al cielo. risposi che serviva
per riscaldare la terra ma lei
non era convinta e m’incalzò
con nuove domande. poi d’un tratto
si mise a inseguire la flottiglia
di versicolori velieri dentro la vasca
colma col suo sguardo di seta liscio
come una marina di luglio
reading stevens
we stepped through the weed of summer
behind the house while new sprouts
exploded beyond the laurel hedge.
the sun was high when little
elena aged 2 approached the bench
to ask me what is the ball of fire
in the middle of the sky. i answered
it’s there to warm the earth
but unconvinced she persisted
with questions. then suddenly
ran off to follow the fleet
of versicolored sailboats in the full
tub with her silken look as smooth
as a july sea surface

Elena Salibra (Pisa, Italy) Translated by Massimo Bacigalupo

7 marzo 2014 Caro Massimo,

che ne pensi del testo che ti allego e della traduzione? Me l’hanno chiesto per l’EXPO di Milano. un carissimo saluto elena
la discarica

non so ancora se quella discarica
che si innalza dietro le case del suburbio
come fosse una montagna solitaria
sia destinata anche ai libri dei poeti.
servono gli esegeti per classificarli
secondo il genere sceglierne alcuni
e gli altri ridurli in cenere. se il secolo
andato è salvo nel ventunesimo
pare che brucino le parole ma rimangano
i ritmi. sono da smaltire alcuni
versi d’amore che un tempo ripetevo
a memoria (due tre gesti di contorno
silenzio intorno) una battuta persa …
troppe sillabe e un nome

8 marzo 2014 Cara Elena

Il testo è bello un po’ misterioso. La traduzione è buona, qui sotto con qualche proposta di modifica. Felice primavera, Massimo
the dump
I don’t know yet if the dump
which rises behind the houses
in the suburbs like a lonely mountain
is also intended for books of poetry.
commentators are needed to classify them
and choose some according to genre
and turn others to ashes. if the last century
was saved in the twenty-first
it seems that words burn but rhythms
remain. some love poems which I once repeated
by heart have to be dealt with.
(two or three nearby gestures silence
all around) a missed beat…
too many syllables and a name

Stevens usa “primavera” in italiano in  una lassa di Una serata ordinaria. Mi chiedo se sia il caso di usare un termine arcaico, non so. Comunque te la copio qui sotto.
XV
Egli si protegge contro la pioggia ostica
grazie a un istinto per una terra senza pioggia, l’io
del suo io, raggiunto su lunghi affondi di ali.
L’istinto per il cielo aveva la sua controparte:
l’istinto per la terra, per New Haven, per la sua stanza,
il gaio tournemonde come di un singolo mondo
in cui lui è, in cui come ed è sono uno.
Per controparte una sorta di contrappunto
disturbava i liquidi gorgogli nella gronda.
La pioggia continuava a scrosciare sugli alberi
e sul terreno. L’oscurità iemale che scendeva
in primo vere, l’ombra di nuda roccia,
diviene la roccia d’autunno, sfavillante,
fonte ponderosa di ogni imponderabile,
il peso che solleviamo con il dito di un sogno,
la pesantezza che alleggeriamo con volontà leggera,
con la mano del desiderio, debole, sensibile, il  lieve
tocco e turbamento del tocco di una vera mano.

8 marzo 2014 Caro Massimo,

il v. 7 è davvero un nodo da sciogliere: io suggerirei “egli è com’è ed è sono uno”. non è una traduzione letterale ma riprende il gioco fonico e il non senso. Non mi piace “iemale” lascerei “invernale” mentre mi sembra efficace usare “primo vere” per rendere la scelta linguistica italiana. Nella quinta strofe tradurrei “fonte ponderabile di ogni imponderabile” per rendere lo stesso effetto di ripetizione dell’inglese. Preferisco “con le dita di un sogno”, anche se non è letterale. Grazie per le tue proposte di modifica della mia traduzione che la rendono più chiara. il testo è un po’ oscuro … penso al vostro paradiso oggi col sole e il giallo delle mimose … elena

27 marzo 2014 Cara Elena,

spero che la settimana trascorsa ti abbia riportato energia. Noi ci prepariamo a un weekend di sole. Ho poi recensito le Aurore ristampate da Adelphi, il pezzo dovrebbe uscire su Alias di domenica. Mi è arrivato il libro su Possenti di Maria Cristina Cabani. Forse è a te che lo devo? Mi pare che ne avessimo parlato quando eravamo qui. Magari mi dici come ringraziarla. Sono sempre preso dalle revisioni. Belle fresie in giardino. Un abbraccio, Massimo

31 marzo 2014 Caro Massimo,

ho letto il tuo pezzo su Alias. Interessanti le notazioni sul linguaggio: “una lingua in qualche modo di grado zero, di assoluta semplicità, salvo che per intenderla bisogna lasciarsela scivolare addosso nella sue volute ampie e lente” e sulla metrica: le strutture regolari, la ricerca della simmetria, l’intreccio di ripetizioni e di bisticci servono a rendere il mistero della poesia e l’amore del poeta per i suoni e le parole. E poi i titoli altrettanto misteriosi e stravaganti. Niente Castiglioncello per ora, devo ancora riprendere forza. buona settimana elena

20 aprile 2014 Caro Massimo,

ti mendo qualche altra annotazione sulle tue traduzioni. Homunculus e la belle etoile nella IV strofe v. 3 non mi piace irriflessivamente (non amo in poesia glia avverbi in -mente) “senza riflettere”. v.4 invece che “a bagnare” ad immergere”. Invece che “seguente” “più tardo”. Strofe VII v. 2 invece che “macerato”, “macilento”. In <em>Decorazioni floreali per banane</em> non capisco nella seconda strofe “fusa”. In Del cielo considerato come una tomba al v. 9 non mi piace “spiritato”, forse invisibile o inconsistente. Al v. 12 non mi piace “costanti”, forse “salde”. In Il luogo dei solitari nella seconda strofe non mi piace “cessazione” forse “interruzione” per mantenere le rime. In Il cittadino lacrimoso alla strofe IV non si capisce in italiano “bella detta” forse “la più bella ideata”. Nell’ultima strofe “immaginate” da solo non rende: forse “immaginate visioni” o “fantastiche immagini”. E’ un periodo un po’ migliore per me anche se la terapia qualche effetto secondario lo dà sempre… elena

4 maggio 2014 Caro Massimo,

ti scrivo alcune note sugli aforismi di S. (non tutti li ho trovati nel testo originale): p. 1 sesto a. non mi piace “vividezza”, forse intensità, vivacità. p. 2 terzo a. invece che “trasferimento” “proiezione”; p. 2 ottavo a. lo renderei così: “raccogliere poesia dalla propria esperienza durante il percorso della vita non è lo stesso …” p. 2 nono a. invece che “validano” “verificano” o “dimostrano” p. 2 terz’ultimo aforisma “di una nuova parola” non “di un nuovo mondo”. p. 3 decimo a. “ampia” invece che “larga”. p. 4 primo a. “evocare” invece che “suggerire”, “significa – oppure – comprende – oppure – riguarda” invece che “consiste”. p. 4 sest’ultimo a. lo renderei così “la mente non è nulla nella vita eccetto ciò che uno pensa di essa – oppure – ciò che se ne pensa”. p. 4 terz’ultimo a. “materia” invece che “materiale”. p. 8 terz’ultimo a. “purificazione” e non “purgazione”; “un perfezionare presente” non mi piace e non si capisce. p. 9 sesto a. “Dio è un simbolo …” p. 9 penultimo a. “si collega” invece che “si attacca” “amplificata” e non “accentuata”. p. 10 undicesimo a. “Il poeta è il sacerdote dell’invisibile” invece che “il prete”. p. 10 quattordicesimo a. “Il passaggio” invece che “la transizione”. p. 11 quinto a. “umiltà” invece che “umanità”. p. 12 decimo a. “schiacciato dal ” invece che “di”. p. 14 secondo a. “facendovi parte” invece che “facendo parte” buonannotte

9 settembre 2014

Ho parlato a questa amica [Danila Boggiano] del tuo lavoro. Mi ha mandato questo ritrattino di Clarissa in Woolf, che forse ti piace. Un abbraccio Massimo

CLARISSA IN V. WOOLF

Sì, vita, ancora si, dice
lei o l’onda verde che la porta,
un’intermittenza della luce
tra polvere e polvere,
e d’argento, con i pendenti alle orecchie,
sul limitare del Tempo
e al suo punto più alto,
un mattino londinese di giugno,
ancora si, vita
mentre la accoglie e la esclude
quella vaghezza dell’aria,
tutta al rintocco del mezzogiorno protesa
prima che l’ora sia proclamata,
nei suoi dintorni,
dentro la gentilezza dell’attimo,
inconsapevole, lei o la sua anima azzurra,
che giochi d’alga la sfiorano,
che pensiero d’acqua la racchiude
e la sospinge.

10 settebre 2014 Mi piace. Ne apprezzo la leggerezza. grazie e

12 novembre 2014 Cara Elena,

magari questo raccontino [Stevens in progress] ti terrà compagnia nella bella Sicilia. Se hai qualche suggerimento… Un abbraccio, Massimo

12 novembre 2014 Caro Massimo,

nel raccontino davvero interessante dai l’idea di un’accattivante officina dove elabori ed affini i tuoi strumenti di traduttore. Il Conoscitore del caos arriva all’ordine di un testo ben tradotto con fatica. E’ un’impresa complessa e mastodontica per Stevens e noi lettori ti dobbiamo essere grati. Qui a Siracusa non ho la possibilità di stampare e dunque a Pisa ti darò possibili suggerimenti. Oggi è stata una giornata calda e piena di sole, un’estate di S. Martino che abbiamo passato sul mare in un posto molto selvaggio alle porte di Siracusa che pochi conoscono.

Un carissimo saluto

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